Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c'è tutta la sacra rappresentazione che a partire dal medioevo prenderà il nome latino di praesepium ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù, come riporta Luca, “in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo”; dell'annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente seguendo la stella per adorare il Bambino. Il presepio come lo vediamo realizzare ancor oggi ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di san Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori, contadini, frati e nobili tutti coinvolti nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223, episodio poi magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Primo esempio di presepe inanimato, a noi pervenuto, è invece quello che Arnolfo di Cambio scolpirà nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di s. Maria Maggiore in Roma. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività. Nel '600 e '700 gli artisti napoletani danno alla sacra rappresentazione un'impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita che vedono personaggi della nobiltà, della borghesia e del popolo rappresentati nelle loro occupazioni giornaliere o nei momenti di svago: nelle taverne a banchettare o impegnati in balli e serenate. Ulteriore novità la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare l'impressione del movimento, abbigliati con indumenti propri dell'epoca e muniti degli strumenti di svago o di lavoro tipici dei mestieri esercitati e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. Questo per dare verosimiglianza alla scena delimitata da costruzioni riproducenti luoghi tipici del paesaggio cittadino o campestre: mercati, taverne, abitazioni, casali, rovine di antichi templi pagani.
La diffusione del presepe a livello popolare si realizza pienamente nel '800 quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali (statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro) forniti da un fiorente artigianato.
Oggi dopo l'affievolirsi della tradizione negli anni '60 e '70, causata anche dall'introduzione dell'albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all'impegno di religiosi e privati che con associazioni come quelle degli Amici del Presepe, musei tipo il Brembo di Dalmine di Bergamo, mostre, tipica quella dell'Arena di Verona, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d'Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana del presepe.
Nel 1868 fu costituito a Parigi il Vélo Club, che, il 31 maggio 1868 al Parc de Saint-Cloud, organizzò la prima competizione ciclistica ufficiale. Nel 1869 ci fu la prima corsa su strada, la Parigi-Rouen di 123 km, con 109 concorrenti, fra cui tre donne. Nel 1878 fu fondata la prima federazione nazionale ciclistica in Inghilterra, nel 1881 quella francese seguite poi da Svizzera, Germania e Boemia. Nel 1892 a Londra fu fondata la Federazione Internazionale e, contemporaneamente, nacquero anche le più celebri corse: la Liegi-Bastogne-Liegi (1890), la Bordeaux-Parigi (1891), la Parigi-Bruxelles (1893), la Parigi-Roubaix (1896), la Parigi-Toùrs (1896), il Giro delle Fiandre (1913), e, in Italia, la Milano-Torino (1876), il Giro di Lombardia (1905), il Giro del Piemonte (1906), la Milano-Sanremo (1907), il Giro dell'Emilia (1909). Sono di quegli anni anche le prime due grandi corse a tappe, il Tour de France (1903) e il Giro d'Italia (1909).
In Italia, il 25 e 26 luglio 1869 a Padova, ebbero luogo le prime due gare. La prima corsa internazionale disputata in Italia può essere considerata la Firenze-Pistoia a cronometro del 2 novembre 1870. Nel 1870 sorse la prima società ciclistica, il Veloce Club Milano. Nel 1884 fu organizzato a Torino il primo campionato nazionale su pista. Nel 1885 fu fondata a Pavia l'Unione Velocipedistica Italiana (UVI) con sede a Como; sede spostata nel 1886 a Torino, poi a Genova, ad Alessandria e infine a Roma, dove nel 1964 l'UVI divenne Federazione Ciclistica Italiana (FCI). Lo sport del ciclismo è regolato dall'Union Cicliste Internazionale (UCI) con sede a Parigi, cui aderiscono le federazioni nazionali. Il primo campionato del mondo su strada per dilettanti fu disputato nel 1921, quello per professionisti nel 1927. Nel 1958 ai campionati del mondo vennero ammesse anche le donne. Il ciclismo è sport olimpico dal 1896 (Atene) e dalle Olimpiadi di Atlanta (1996) le prove sono state aperte ai professionisti. Le donne sono state ammesse ufficialmente dalle Olimpiadi di Los Angeles (1984).
Il materiale esposto proviene dalla fornitissima collezione del signor PENATI ANTONIO di Nibionno, che annovera giornali che scrivono di ciclismo datati attorno al 1870 (per intenderci, l’Unità d’Italia aveva i calzoncini corti e Roma era appena diventata capitale), riviste specializzate di poco precedenti la grande guerra, gli originali (quelle in esposizione sono copie) della Domenica del Corriere trattanti il tema. E inoltre gagliardetti delle squadre italiane e straniere, delle federazioni di moltissimi paesi nel mondo, gadgets (spille, mostrine, quelle indimenticabili, per chi è stato ragazzino negli anni ’50 e ’60, palline con le foto degli assi del ciclismo), dischi, video, “garibaldini” del Giro d’Italia ed un numero di pregiati “pezzi unici”.